Entrando in un laboratorio artigianale di amaretti a Mombaruzzo verrai avvolto da un profumo che già da solo andrà ad interferire con il tuo livello glicemico. Un aroma che sa di buono e antico e che probabilmente è lo stesso che fece sì che la giovane pasticcera siciliana, arrivata a Mombaruzzo al seguito del marito sul finire del ‘700, venisse accolta e apprezzata. Si erano conosciuti alla residenza reale della Mandria: lui, Francesco Moriondo, economo di Casa Savoia, lei di cui non sappiamo il nome, una giovinetta addetta alla preparazione dei dolci. Fu amore e ben presto anche un progetto di vita. Francesco e signora abbandonarono le sicure stanze reali per trasferirsi a Mombaruzzo e aprire una pasticceria tutta loro. E meno male! Grazie a un colpo di testa, dopo due secoli e mezzo siamo ancora qui ad apprezzare le loro bontà. Le dosi sono segrete, ma se avrete la pazienza di ascoltare la storia delle famiglie che hanno portato avanti questa tradizione, oltre che con un delizioso sapore in bocca tornerete a casa più ricchi di conoscenze. Realizzati senza farina, ma solo con albumi, mandorle, zucchero ed armelline (il tocco di amarognolo), potrai assaggiarne appena sfornati scegliendo tra una pluralità di gusti: l’unico problema sarà resistere alla tentazione di assaporarli tutti.

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  • AMARETTO DI MOMBARUZZO

    Un biscotto nato per amore, circa tre secoli fa. C’era una volta, potrebbe iniziare così, un economo di casa Savoia presso la Reggia di Venaria che si innamorò di una giovane pasticciera giunta dalla Sicilia. Francesco Moriondo, questo era il suo nome, venne corrisposto e convolarono a nozze. Decisero poi di lasciare il loro lavoro a corte per un nuovo progetto: una pasticceria nel paese natio di Francesco. Qui iniziarono a produrre degli strani dolcetti frutto di una fusione di anime, tradizioni e culture. La moglie di Francesco era solita preparare biscotti a base di mandorla, immancabile nella tradizione dolciaria siciliana. Non sempre però le mandorle erano di facile reperimento e così sperimentò l’utilizzo dell’armellina (seme all’interno del nocciolo dell’albicocca) che donò al biscotto quella nota amarognola: il suo segno distintivo. Nacquero così gli Amaretti e a decidere il nome furono gli abitanti di Mombaruzzo che venivano invitati ad assaggiare […]

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