Pare che i nobili arrivassero da Torino per farne provviste. Un successo, quello del Finocchino di Refrancore, che inizia nell’ 800 e che ancora oggi accompagna questo friabile “mattoncino” di bontà nel suo cammino, dal piccolo paese fino alle migliori pasticcerie. La storia di questo biscotto di forma rettangolare e simile ad una fetta biscottata è piuttosto incerta. La tradizione vuole che sia stata un’invenzione di una maestra elementare che, verso l’inizio dell’Ottocento, era solita portare a cuocere i biscotti nel forno della pasticceria di Giovanni Maggiora, decano dei pasticcieri refrancoresi che ebbe il merito di perfezionare la ricetta e metterli in commercio per primo. Fu forse un momento di sbadataggine a far cadere dell’anice nell’impasto di cui si conoscono gli ingredienti, ma non la lavorazione. La loro digeribilità, data dal particolare processo di cottura che prevede due passaggi in forno, è proverbiale e il loro sapore, impreziosito dai semi di finocchio, è inconfondibile. Gli altri ingredienti sono: uova, zucchero, farina, miele, lievito e qualche goccia di essenza di anice. I “Finocchini” sono noti anche come “Fenoglietti” o “Maggiorini” dal nome del loro pasticciere inventore.