Un gioiello che non si indossa, ma che si degusta. È il Tartufo Bianco d’Alba, uno dei prodotti più pregiati al mondo e re indiscusso della cucina di Langhe Monferrato Roero. Il suo ciclo biologico è legato a condizioni ambientali molto precise: vive in simbiosi con alcune piante arboree o arbustive con le quali si scambia sostanze nutritive. Inoltre, a differenza dei funghi che vediamo spuntare dal terreno, che possono usare le spore riproduttive disperdendole nel vento, questo straordinario miracolo ipogeo ha studiato un modo molto efficace per garantirsi progenie: si arma di un profumo irresistibile per attirare insetti e mammiferi che ammaliati da questo aroma se ne cibano e diffondono le spore. Quel profumo che è alla base di un tartufo di qualità e che permette al trifolau e soprattutto al suo fidato cane di rintracciarlo e avviarlo verso le tavole dei suoi estimatori. Dietro ogni “trifola” ci sono tanti misteri: quelli di una natura che stupisce per la sua perfezione e quelli custoditi con cura da chi questi gioielli li porta alla luce. Non a caso l’Unesco ha deciso, nel mese di dicembre 2021, di inserire “la cerca e la cavatura del tartufo italiano” nella lista del Patrimonio Culturale immateriale dell’Umanità.

Centro Nazionale Studi Tartufo
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