Degli asparagi sappiamo molto. Prima di tutto che sono buoni. I nutrizionisti riconoscono loro proprietà antiossidanti e diuretiche, una buona dose di vitamine, sali minerali e sostanze energetiche. I botanici ne esaltano la robustezza e la tenacia: una liliacea che cresce talvolta anche spontanea e su terreni sabbiosi. Gli chef non fanno mistero della loro passione per questo ortaggio e sono molti i piatti che lo vedono protagonista. Ma se parliamo dell’asparago saraceno di Vinchio ci sono altre cose da sapere. A Vinchio l’asparago s’intreccia con storie di uomini e soprattutto di donne che di queste colline fecero la differenza. Ci sono le storie dei Saraceni e di quell’Aleramo che qui li sconfisse. Ci sono le storie di madri che, durante e subito dopo la Guerra, provarono a coltivare qualcosa che crescesse bene tra le vigne e che potesse aiutare le magre economie contadine. E poi c’è la storia di Rosetta Lajolo, l’adorata moglie dello scrittore e politico Davide Lajolo, che negli anni ’70 intuì la necessità di dare dignità all’asparago di Vinchio. Gli diede un nome, lo depositò, inventò una sagra coinvolgendo tutte le “madamin” del paese e inanellò una serie di successi e riconoscimenti. Molto apprezzato per le sue proprietà organolettiche l’asparago di Vinchio è caratterizzato da un colore verde scuro, una polpa carnosa e un gusto intenso. Viene servito cotto a vapore senza alcun accompagnamento, solo impreziosito da un filo d’olio d’oliva per esaltarne il gusto.