Con la sua livrea dorata e la sua forma gibbosa la Tinca è da tempo immemore allevata negli stagni dell’area che si estende a Sud della provincia di Torino, a nord di Asti e a est di Cuneo. Un tempo era piuttosto comune che le famiglie contadine di queste aree disponessero di un laghetto artificiale, qui chiamato “peschera” o “tampa”, che oltre ad essere utilizzato come abbeveratoio per gli animali o come scorta d’acqua per l’irrigazione, ospitava anche qualche esemplare di tinca che, al momento opportuno, poteva impreziosire i menu dei giorni di festa. Parente della carpa, del cavedano e dell’alborella questo pesce d’acqua dolce si distingue per il basso contenuto di grassi e per il suo sapore che non ha quel retrogusto di terra tipico dei suoi simili ed è oggi protagonista della cucina tipica locale, soprattutto quella del Roero. La pesca avviene da maggio a ottobre, quando gli esemplari hanno raggiunto il peso di 100 – 150 grammi e sebbene l’allevamento conti oggi diverse peschiere tra Pianalto e Roero, la produzione resta sempre piuttosto contenuta ed è quindi da considerare un vero e proprio prodotto di nicchia. Se vorrai gustarle le troverai spesso servite fritte e marinate in aceto e erbe aromatiche, con tutti gli altri protagonisti del classico carpione piemontese, oppure semplicemente infarinate e passate in olio bollente.